Fano Jazz By The Sea presenta “Il Piacere della Scoperta”: una ricerca lunga 31 anni
L’edizione 2023 di Fano Jazz By The Sea è quasi alle porte e, nel mentre che si avvicinano i suoi incredibili giorni, scopriamo i suoi lati meno immediati, al di là quindi dell’imponente programma internazionale con 45 concerti di cui 35 gratuiti e 200 musicisti da tutto il mondo (spero, tra l’altro, che vi siate già accaparrati i concerti da non perdere).
Mi incuriosisce il tema scelto per questa trentunesima edizione, “Il piacere della scoperta” appunto, che ha echi ben oltre la musica e che trovo carico di suggestioni. La scoperta è un’illuminazione improvvisa, uno scarto rispetto al consueto, un’esperienza mai fatta del quotidiano, è un beat che ti sorprende, una commistione che bypassa l’unione delle sue parti. Una scoperta ti trasporta, per forza di cose, in un altrove. Chiaro è che ogni reazione chimica necessita di reagenti ben precisi e, avendo frequentato negli anni da semplice appassionata il festival, ne azzardo una lista di componenti.
Alle radici del Jazz
Imprescindibile è sicuramente la sperimentazione quella che emerge dalla versatilità delle proposte, da una ricerca sempre attenta alle tendenze più innovative del panorama internazionale, a quei multiformi linguaggi del jazz che evolvono senza sosta e che Fano Jazz By The Sea non manca di riconoscere e portare in città. Penso a Theo Crocker, per quanto riguarda il MAIN STAGE, uno dei più interessanti trombettisti jazz di oggi che ha all’attivo una carriera impressionante e che continua a spingere il suo suono ben oltre i confini del tradizionale per abbracciare il jazz mistico, il funk, l’elettronica e l’hip-hop. Ma anche a Fergus McCreadie, classe 1997, giovane talento della scena jazzistica britannica e internazionale una miscela di jazz e musica folk scozzese ispirata ai paesaggi sublimi della Scozia. Senza dubbio, una futura star. Scendendo dal MAIN STAGE e guardando ad altri palchi, quello dell’EXODUS STAGE ad esempio, esemplare è lo spettacolo che offrirà Mariasole De Pascali, vincitrice del “Top Jazz 2022” come miglior nuovo talento italiano, che con il suo flauto “aumentato” esplorerà ogni limite del suono trasformando la musica in materia viva.
Il tutto è più della somma delle singole parti
Ma continuiamo alla ricerca di qualche altro elemento fondamentale, certamente possiamo parlare di commistione, propria peraltro del jazz stesso che nasce e vive dell’intreccio di anime diverse che si fondono, si alterano e producono un’energia continua e imprevedibile. L’artista che più rappresenta quello che ho in mente mi pare essere Donny McCaslin, sassofonista dell’ultimo album di David Bowie, è da decenni una delle figure più innovative del jazz contemporaneo, un artista fuori dal comune che fonde il suono con il suo contesto, che sia urbano o naturale, poiché tutto è musica e il risultato, tirando e strappando i confini che conosciamo, è sorprendente.
Questo valore è esercitato dalla direzione artistica del festival in una duplice direzione: non solo nelle scelte musicali ma anche in nuovi spazi di fusione come lo YOGA&JAZZ. Ritmo, respiro, energia, armonia accomunano i due mondi, che continuano a parlarsi nella libertà personale che concedono ai propri frequentatori così come nella ricerca di un equilibrio in cui corpo e mente non sono separati. L’experience che ne scaturirà sarà da scoprire vivendola sotto la guida di Costanza De Sanctis (per la pratica yoga), Peppe Consolmagno e Jabel Kanuteh (per la parte musicale).
L’ecosistema di valori
Proseguendo ancora, è chiaro che Fano Jazz By The Sea ha nel suo Dna un cambio di prospettiva: la musica più in generale, e il jazz a maggior ragione – sempre per quei tratti congeniti che dicevamo e per la sua storia -, non è solo momento di puro intrattenimento ma si fa carico di rivendicazioni sociali, di temi di scottante attualità, di un ecosistema di valori a cui vuole essere fedele e ottima cassa di risonanza. E anche qua la strada corre in due direzioni parallele: nelle scelte artistiche, un nome su tutti è quello di Fela Kuti – tra gli artisti più influenti del XX secolo, attivista nigeriano e inventore dell’Afrobeat, tra l’altro potremmo ascoltare il figlio Seun Kuti sul palco del MAIN STAGE – fa della sua musica un vero e proprio strumento di rivendicazione e di affermazione del popolo nigeriano; ma anche in quegli spazi creati e voluti per invitare alla riflessione e all’incontro, a non perseverare nell’indifferenza e a guardare con realtà alle grandi sfide del nostro tempo. Tale l’intento principale affidato al palco “EXODUS: GLI ECHI DELLA MIGRAZIONE”. Cinque appuntamenti in un luogo maestoso e carico di spiritualità, quello della Pinacoteca San Domenico, dove si alterneranno – amplificandone sicuramente la potenza dell’esperienza – artisti in assolo. Sulla stessa scia di esempio virtuoso e buona pratica sociale si colloca l’oramai famoso Green Jazz Village, segno identitario del festival e cuore pulsante, allestito antistante alla rocca malatestiana concretizza l’adozione di scelte ecologiche, sostenibili e green attraverso il rispetto dei CAM (criteri ambientali minimi). Motivo di orgoglio che plaude e riconosce la strada intrapresa da Fano Jazz By The Sea è il premio, ricevuto nel 2020, come “miglior evento culturale sostenibile italiano” dalla Fondazione Ecosistemi.
La variabile sconosciuta
Fin qui tutto è predisposto, studiato e voluto con generosità e competenza dalla direzione artistica del festival, a cura di Adriano Pedini, e dallo staff di Fano Jazz Network ma c’è un ultimo fondamentale reagente, imprescindibile per la reazione chimica, senza il quale nulla di ciò che è pensato accadrebbe, ed è la partecipazione della sua comunità. È evidente la volontà di fare protagonista la gente del festival dai palcoscenici diffusi di Live In The City, con tantissimi musicisti chiamati ad animare le piazze, le vie, i locali e i luoghi più significativi del centro e lungomare: dal Balcone dell’Arco D’Augusto, percorrendo la città sulle Cargo Byke, all’Anfiteatro Rastatt con l’attesissimo concerto all’alba. Immancabile, ed esemplifica, la straordinaria marching band P-Funking che farà risuonare, itinerante per le vie di Fano, il ritmo e l’energia di una musica nata proprio in mezzo alla gente.
Per la trentunesima volta ogni reagente romperà i suoi legami chimici originari per arrivare a una soluzione di sintesi nuova. Quale forma, quale energia e quale bellezza sprigioneranno i nove giorni di festival non lo possiamo né sapere né intuire, dobbiamo sicuramente partecipare e renderci parte della magia non appena Fano Jazz By The Sea aprirà le porte.
di Erica Bocchetti
Editor e redattrice editoriale
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Fotografia di: Mirko Silvestrini